Fuori il muro contro muro Bersani-Grillo. Dentro il muro contro muro tra fazioni Pd. Il giorno dopo la direzione democrat il fuoco che covava sotto la cenere ha preso vigore. Il segretario ha il mandato del partito per provare la strada di Grillo ma sono bastate 48 ore e qualche dichiarazione alle agenzie, a scatenare il botta e risposta ‘interno’ e a infrangere la regola dello ‘stiamo tutti uniti’ fissata ieri dai maggiorenti di Largo del Nazareno.
A dare fuoco alle polveri è il bersanissimo Stefano Fassina (insieme a Orfini e alla Moretti) che ripete il refrain: “O accordo con Grillo o voto”. Un rilancio il suo, che ai più è suonato come una forzatura dal momento che Bersani in direzione ha evitato accuratamente di toccare il tema vero di tutta questa surreale vicenda: senza accordo coi cinquestelle cosa si fa?
Il che aveva fatto pensare a una posizione meno oltranzista e più riflessiva, prudente, almeno in questa fase. Insomma, una novità da accogliere con interesse. Oggi, invece, Fassina torna a bomba: “Mai col Pdl, se non ci sono le condizioni per fare un governo di cambiamento con il M5S si deve tornare alle elezioni”.
A stretto giro la replica del ‘moderato’ Antonello Giacomelli che attacca: da Fassina e Orfini “deriva inaccettabile”. Non a caso ricorda: in direzione si “è deciso all’unanimità e con senso di responsabilità di sostenere l’iniziativa di Bersani senza aprire discussioni su scenari alternativi. Oggi, due autorevoli componenti della segreteria come Orfini e Fassina si avventurano a invocare elezioni e primarie”. Segue il monito: “Se considerano una finzione il tentativo di Bersani lo dicano con chiarezza. La teoria del voto ad oltranza, la regressione ad un partito che in modo ideologico guardi solo a identità del passato, gli insulti a Renzi, bollato nello stesso modo e con le stesse parole che si sono usate per Berlusconi, segnano una deriva inaccettabile che stravolge il profilo del Pd”.
Se questo è il governo di cambiamento…