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Nazareno, Russo (Pd): “I missili di Fassina rischiano il 101-bis”

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francesco russo 1Nessun cambio di maggioranza: un conto sono le riforme costituzionali, altro gli atti del governo. Francesco Russo, senatore dem, assicura che non “morirà berlusconiano” e a Intelligonews spiega dove portano le mosse di Fassina e cosa accadrà dopo il voto sul Quirinale…

 Italicum, dopo il voto al Senato sugli emendamenti c’è una nuova maggioranza? Insomma: governate grazie a Berlusconi?

«Assolutamente no. Mi pare evidente che una cosa sia approvare le riforme con la maggioranza più ampia possibile e questa mi sembra una regola di buona prassi parlamentare che abbiamo sempre richiesto stigmatizzando le maggioranze che le riforme le facevano da sole. Altra cosa sono gli atti di governo che Fi ha combattuto e rispetto ai quali ha sempre votato contro».

Fassina scarica due missili terra-aria sul Pd renziano e non: dice che il premier era il ‘leader’ dei 101che affossarono Prodi per l’elezione al Quirinale e che un pezzo del partito non voterà l’Italicum. Come risponde al suo collega?

«Per quanto riguarda il primo punto, mi sembrano toni in cui faccio fatica a capire il tasso di costruttività rispetto all’obiettivo di non far accadere esattamente ciò che è accaduto due anni fa per l’elezione del capo dello Stato. Le ricostruzioni ci dicono che i 101 rappresentavano la sommatoria di diversi malumori rispetto ai quali nessuno in particolare fu il catalizzatore, neppure Renzi. Sul secondo aspetto mi sembra che in queste ore il dissenso verso la legge elettorale stia un po’ scemando, che si stia riducendo il numero di coloro disposti, alla fine, a votare contro. E comunque mi piacerebbe sentirlo dire dai miei colleghi senatori e non da Fassina».

Fassina ‘bombarda’, Bersani ‘convoca’ 140 parlamentari dopo la bocciatura degli emendamenti della minoranza dem. Lei c’era? Dove portano queste mosse?

«Non mi sembra casuale che Bersani sia rimasto alla riunione solo quindici minuti e senza prendere la parola. Credo che le posizioni di Rosy Bindi, Pippo Civati, Luciano Pizzetti e Roberto Speranza siano molto diverse: sì, io c’ero e posso dire che c’è chi ha usato toni molto critici verso le riforme e chi sta costruendo e ha costruito le mediazioni possibili in questa fase. L’unica cosa che ha unito quella sala e che condivido, è che si deve provare a fare un percorso tutti insieme sull’indicazione di un presidente della Repubblica autorevole che emerga dal Pd».

Sì ma avanti di questo passo non pensa che la resa dei conti sia solo rinviata a dopo le elezioni del capo dello Stato? In realtà il solco con il governo e i suoi provvedimenti sembra sempre più grande.

«Spero di no e credo che dopo le naturali polemiche d’Aula nel momento più difficile della legge con la mediazione migliore che abbiamo messo in campo e poi portato a maggioranza nel partito e nel gruppo parlamentare, sia giusto che alla fine la ‘ditta’ rimanga unita. Anche perché il Pd è l’unica risorsa che unisce il Paese; non credo davvero che uscire dal Pd possa rappresentare una prospettiva politica vincente. In proposito, cito quando detto in questi giorni da colleghi ex diessini: ‘chi esce dal Pd rischia di fare la fine di Mussi’. Con tutto il rispetto per la persona, non lo auguro a nessuno». 


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